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LA VISIONE BIOQUANTICA® DELL’UNIVERSO OLOGRAFICO

“Lo spazio non è vacuo. È pieno, opposto al vuoto ed è il terreno per l’esistenza di ogni cosa. L’universo non è separato da questo mare cosmico di energia” – David Bohm


L’Interpretazione ortodossa della meccanica quantistica nello studio dei processi atomici ha mostrato come l’approccio meccanicistico-riduzionista, che ha dominato la scienza fino agli anni 20 del secolo scorso, non rappresenta più il fulcro per comprendere la realtà dei fenomeni. Tale approccio considerava l’universo come “deus ex macchina”, nel quale i vari fenomeni trovavano spiegazione con la frammentazione in parti sempre più piccole, fino a ridurre addirittura anche gli eventi vitali come reazioni unicamente di natura fisico-chimica.

A mettere in crisi l’inclinazione positivistica che iniziava a dilagare furono gli studi del fisico statunitense David Bohm, il quale aveva sviluppato la prima alternativa globale alla “ortodossia” quantistica, nota come Interpretazione di Copenaghen. Tal esegesi dimostrava come la realtà si presentasse sottoforma di una complessa rete di relazioni interconnesse in un tutto indivisibile. Nel suo libro “Universo, mente e materia”, Bohm teorizzava l'esistenza dell'universo come il risultato dell'interpretazione che il nostro cervello dà alle onde (o pattern) d’interferenza che lo compongono. Bohm preferiva descrivere l'universo utilizzando il termine, di “Olomovimento“ da lui creato per ricondurre l'ordine a un ologramma, la cui struttura complessiva sia identificabile a quella di ogni sua singola parte, per questo motivo: «il principio di località risulterebbe perciò falso». Poiché lo stesso riteneva che l'universo fosse un sistema dinamico in continuo movimento, il termine ologramma invece, solitamente si riferisce a un'immagine statica.

Dopo l'esperimento sulla correlazione quantistica di Aspect del 1982 in cui fu verificato il teorema di Bell, il quale ha permesso di rilevare una comunicazione istantanea a distanza fra fotoni, Bohm, che si era già confrontato con lo stesso problema durante la sua riformulazione del paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen, affermò che non esisteva alcuna propagazione di segnale a velocità superiori a quella della luce. Tali fenomeni effettivamente non erano riconducibili a una misurazione spaziotemporale. Il legame tra fotoni generati da una medesima particella sarebbe dovuto all'ordine implicito, nel quale ogni particella non è separata o “autonoma”, ma fa parte di un ordine atemporale e aspaziale universale di un'indivisa interezza il cui modello matematico implica un insieme di variabili nascoste.

Bohm coltivò a lungo l'amicizia con il filosofo e guru indiano Juddu Krishnamurti, ma il rapporto si concluse bruscamente per questioni private


Bohm, a seguito dell’incontro con il guru indiano Juddu Krishnamurti (vedi figura sopra), si convinse che il pensiero sia lo strumento grazie al quale la scienza va avanti; tuttavia, anche il pensiero controlla il pensatore. La più profonda intuizione scientifica, credeva Bohm, si manifestava solo quando la mente raggiunge uno stato di così intensa energia che gli abituali modelli di pensiero sono dissolti. Egli con le sue evidenze scientifiche generò dei “cambiamenti paradigmatici”. In termini del tutto generali, possiamo dire che la visione del mondo meccanicistica predominante affermatesi grazie al contributo rivoluzionario di svariati grandi pensatori, tra cui Copernico, Galilei, Bacone, Cartesio, Newton e altri teneva conto principalmente della misurazione oggettiva, tralasciando tutti gli aspetti collegati alle qualità soggettive dei fenomeni. Con il modello olistico di Bohm la coscienza soggettiva trova dimora nella dissertazione scientifica, a tal punto che il paradigma meccanicistico/positivistico, cominciò seriamente a vacillare.


Nella meccanica newtoniana, i fenomeni fisici erano ricondotti al movimento di particelle materiali, in altre parole oggetti piccoli, compatti e indistruttibili di cui è composta tutta la materia. Tali particelle erano caratterizzate dalla loro attrazione reciproca e, di conseguenza, la visione meccanicistica della natura era associata a un determinismo rigoroso in cui la gigantesca macchina cosmica era completamente regolata da meccanismi causali. Servendosi della critica e della ragione, il pensiero scientifico positivistico era in grado di “illuminare” la mente degli uomini, ottenebrata dall'ignoranza e dalla superstizione. Tale orientamento, quando raggiunse il suo apogeo, sviluppò quell'assoluta fiducia nella scienza e nel metodo sperimentale, i quali furono trasposti in tutti gli ambiti della vita. In questa cornice, gli scienziati erano visti come una sorta d’autorità infallibile e sicura, capace di analizzare con l'utilizzo del “principio dell'impersonalità tecnica” gli aspetti concreti della vita, la realtà sociale, politica ed economica, ponendosi in un'ottica di assoluta obiettività. Il pensiero scientifico che si andava a tracciare fu anche un movimento profondamente cosmopolita: pensatori di nazionalità diverse si sentirono accomunati da una profonda unità d'intenti, mantenendo stretti contatti epistolari fra loro. Negli ultimi decenni del XVIII secolo, il movimento si affermò in Europa, ispirando la rivoluzione americana e in seguito quella francese. Il successo delle nuove idee, avallato dalle sperimentazioni scientifiche e dalla pubblicazione di riviste e libri, inaugurò una moda diffusa persino tra i nobili e il clero. Alcuni sovrani europei adottarono le idee e il linguaggio della scienza. Tuttavia come tutte le innovazioni, anche il modello riduzionista all’inizio fu fortemente contrastato: i principali esponenti di tale modello cominciarono a essere perseguitati per i loro scritti o furono messi a tacere dalla censura governativa e dagli attacchi della Chiesa. Fino al secolo precedente, le riprovazioni ufficiali furono sedate con il cosiddetto “battesimo di Fuoco”; Giordano Bruno, infatti, fu arso vivo e, se non avesse abiurato, anche Galileo avrebbe fatto la stessa fine.


Con l’avvento della nuova fisica sviluppatasi nel XX secolo, fondata principalmente sulle due teorie della relatività (speciale e generale) di Albert Einstein e sviluppate in seguito dalla meccanica quantistica con tutte le applicazioni e le implicazioni, si è generata un’irrimediabile rottura nell’affermazione del meccanicismo. In particolare, l’esplorazione del mondo atomico e subatomico ha portato gli scienziati a toccare con mano una realtà bizzarra e inaspettata, la quale ha demolito le basi della loro visione del mondo e, li ha costretti a pensare in modo del tutto nuovo. Ogni volta che questi ponevano una domanda sulla natura della realtà, la stessa sembrava rispondere con un paradosso e, più provavano a chiarire la situazione, più i paradossi diventavano evidenti. L’approccio della meccanica quantistica è senza dubbio quell’imprimatur allo studio dei processi microscopici che ha ridotto in frantumi la nozione classica di oggetti solidi, sostituendola con quella di “schemi di probabilità”. Lo stato di particella è “transitivo”: la stessa può diventare un’onda, a seconda se si osserva oppure no. I processi di misurazione in ambito quantistico hanno evidenziato fin da subito che le particelle subatomiche non esistono come entità isolate, ma possono essere comprese solo come interconnessioni tra vari processi di osservazione e misurazione.


La meccanica quantistica dal punto di vista BioQuantico, può essere considerata come la più ampia teoria della realtà che ha contribuito maggiormente a modificare la nostra concezione del mondo, introducendo importanti scenari e inusitate prospettive a quelli offerti da ogni teoria fisica precedente. Ciononostante, va tuttavia precisato che tale teoria, nella sua formulazione originaria, di fatto, non portò all’abbandono del meccanicismo newtoniano, quanto piuttosto a una profonda revisione concettuale dei suoi nessi logici. Nonostante dagli esperimenti fosse apparso subito evidente che le particelle subatomiche non fossero oggetti, ma interconnessioni di onde. Tali correlazioni non potevano essere analizzate in termini di unità esistenti indipendentemente l’una dall’altra; per questo motivo i fisici cercarono delle scappatoie, le quali tuttavia generarono ulteriori problemi e paradossi.


La versione della meccanica quantistica sviluppata nel prodigioso biennio 1926-1927 dai suoi padri fondatori (Bohr, Heisenberg, Born, ecc), nota anche come interpretazione ortodossa o di Copenaghen, ha postulato che l’evoluzione di un sistema quantistico quando non è osservato è deterministico, mentre quando vi è un’interazione tra il sistema quantistico e un apparato di misura consapevole risulta imprevedibile. Le variabili classiche che caratterizzano l’apparato di misura subiscono dei “salti” casuali imprevedibili regolati dalle variabili del sistema quantistico e, questo fa sì che lo stato finale del sistema quantistico si può determinare solo probabilisticamente. L’assunto convenzionale deterministico della causalità che presumeva la susseguenza lineare degli eventi, nel sistema BioQuantico opera seguendo una diversa prospettiva. Tale concezione fa riferimento alla teoria cosmica ultra olistica dell’Ordine Implicito meglio descritta da David Bohm nel suo libro “L’unità e l’ordine Implicito”. In sintesi, la causalità, è agita da una forza cosmica, soprannaturale, che opera oltre alle potenze del pensiero individuale. Queste consapevolezze sorgono dall’energia collettiva dei pensieri non osservabili che mette in connessione ogni cosa con qualsiasi altra.


Nella teoria dell’Ordine Implicito, per spiegare il comportamento bizzarro delle particelle subatomiche, Bohm riporta un esperimento: «due particelle subatomiche, che hanno interagito una volta, possono istantaneamente rispondere al movimento reciproco centinaia di anni dopo quando sono distanti anni luce». Questa sorta d’interconnessione di particelle richiede una segnalazione “super-luminosa”, più rapida della velocità della luce. Bohm sostiene che il comportamento strampalato delle particelle subatomiche può essere causato da forze e particelle sub-quantistiche non osservate. In verità, l’apparente strano comportamento può essere prodotto da una legge nascosta che non entra in conflitto con le idee ordinarie di casualità e realtà. Bohm ritiene che questo «essere nascosto» può riflettere una dimensione più profonda della realtà. Lo stesso sostiene che lo spazio e il tempo possono effettivamente derivare da un livello ancora più profondo della realtà oggettiva. Lui chiama questa realtà: ordine implicito. Nell’Ordine Implicito ogni cosa è connessa e, in teoria, ogni elemento individuale può rivelare informazioni su qualsiasi altro elemento dell’universo. Secondo la visione BioQuantica tale ordine è assolutamente ascrivibile alla coscienza collettiva: «L’Ordine attuale (l’Ordine Implicito) è stato registrato nel complesso movimento dei campi elettromagnetici, sotto forma di onde luminose. Tale movimento di onde luminose è presente ovunque e in principio avvolge l’intero universo di spazio e tempo in ogni regione. Questo avvolgimento e svolgimento ha luogo non solo nel movimento del campo elettromagnetico, ma anche in quello di altri campi (elettronico, protonico, etc). Questi campi obbediscono alle leggi quantistico-meccaniche, implicando le proprietà di discontinuità e non locabilità. La totalità dei movimenti di avvolgimento e svolgimento può andare immensamente oltre a quello che ha rivelato alle nostre osservazioni. Noi chiamiamo questa totalità con il nome holomovement». Bohm crede che «L’Ordine Implicito deve essere esteso a una realtà multidimensionale»; in altre parole, “l’holomovement”, da lui così definito, si avvolge e svolge senza fine in infinite dimensionalità. In queste ci sono sub-totalità indipendenti (come gli elementi fisici e le entità umane) con relativa autonomia. Gli strati dell’Ordine Implicito possono andare sempre più a fondo nell’estremo ignoto.


Riportiamo le note di Bohm per meglio chiarire:


1. Nel mondo subatomico, poche cose possono essere predette con una precisione del 100%. Tuttavia, possono essere fatte accurate previsioni riguardo alla probabilità di alcuni particolari risultati;


2. Si lavora con le probabilità piuttosto che con le certezze, perché è impossibile (per un osservatore) descrivere tutti gli aspetti di una particella immediatamente (velocità e locazione);


3. L’energia elettromagnetica (come la luce o il calore) non si comporta sempre come un’onda continua, piuttosto è granulare, perché l’energia può essere trasmessa solo in pacchetti di quanti. Perciò, la luce ha una doppia caratteristica. In certe circostanze, può essere vista come un’onda, in altre può avere le caratteristiche di una particella.


Il presupposto di base di Bohm è che riferendoci alla teoria quantistica «le particelle elementari sono sistemi con una struttura interna veramente complessa, che fungono da amplificatori delle “informazioni” contenute in un’onda quantistica». Tale fondamento è espresso con il concetto di “Plenum”, «un’immensa fonte d’energia», un flusso della materia, manifesta e interdipendente che può essere considerata, come un «movimento nel quale emergono nuove totalità attraverso la coscienza». Subito dopo Bohm prende in considerazione la particella, il più essenziale mattone della materia. Egli considera la particella, essenzialmente, come una semplice «astrazione che si manifesta ai nostri sensi». Sostanzialmente, per Bohm, l’intero cosmo è materia; dalle sue parole: «Ciò che “è” è sempre una totalità d’insiemi, tutti presenti assieme, in un’ordinata serie di sequenze di avvolgimenti e svolgimenti, che si mescolano e compenetrano reciprocamente in principio attraverso la totalità dello spazio».


La mescolanza del rigoroso determinismo di stampo newtoniano e dell’inquietante indeterminazione probabilistica ha così generato un’evidente e profonda incompatibilità nello studio del mondo che ci circonda. Sulla base dei risultati sperimentali, i fisici della visione ortodossa hanno sempre evitato le correlazioni non locali che caratterizzano il mondo microscopico. Nel caso del collasso della funzione d’onda tuttavia è veramente impossibile negare la corrispondenza intrinseca con il livello della consapevolezza dell’osservatore. Da qui in poi, scaturiscono svariate tematiche, per esempio l’idea di un universo partecipatore o l’idea di un universo psicologico in cui esiste unitarietà tra materia e consapevolezza. Questa correlazione ha apportato efficaci contributi alla neuropsicologia e allo sviluppo del modello “olonomico” del funzionamento del cervello, secondo il quale questo opera in modo simile a un ologramma, in conformità ai principi della matematica quantica e alle caratteristiche dei modelli delle onde d'interferenza. Sostanzialmente lo studio della coscienza in chiave BioQnatica si fonda sulle interazioni neuronali capaci di leggere le informazioni, che si presenterebbero quindi sotto forma di onde, per poi convertirle in schemi d’interferenza e trasformarle in immagini mentali tridimensionali. Secondo la teoresi BioQuantica, noi non vedremmo gli oggetti “per come sono” (in accordo con la teoria della relatività generale), ma solamente la loro “informazione quantistica”. Quest’affermazione trova riferimento nella scoperta dei raggi gamma, i quali essendo prodotti da transizioni nucleari o comunque subatomiche fra campo elettromagnetico e materia, la loro interazione non può prescindere dalle leggi della meccanica quantistica. Di fatto, tali raggi sono composti da fotoni i quali non essendo dotati di massa, possono attraversare la materia a una velocità prossima a quella della luce. Se noi avessimo gli occhi programmati per poterli vedere, la realtà ci apparirebbe completamente diversa: quello che per noi è un muro solido e consistente, ci apparirebbe interamente come uno spazio vuoto inframmezzato da sporadiche florescenze, dovute alle radiazioni emesse dagli atomi dal materiale edile che lo costituisce.


L’aspetto più sorprendente e intrigante, secondo la BioQuantica, che emerge dall’analisi dei processi subatomici, alla luce della meccanica quantistica, consiste proprio nel fatto che le particelle sono in grado di comunicare tra loro informazioni istantaneamente a prescindere dalla loro distanza e possono trovarsi in stati sovrapposti di situazioni macroscopicamente distinguibili e percettivamente diverse. Quest’assunto porta a delle situazioni paradossali tali da implicare la perdita di un confine nettamente delineato tra il dominio classico e quello quantistico, in altre parole tra implicito ed esplicito, detto altrimenti, tra osservatore e l’osservato. A questo proposito, l’assurdità del paradosso dell’osservazione quantistica fu sviscerata in modo approfondito e con geniale ironia da Erwin Schrödinger, nel suo famoso esperimento intellettivo del gatto, in cui mostrò (andando sicuramente contro il senso comune) come la situazione oggettiva della meccanica quantistica fornisca risultati paradossali se applicata a un sistema fisico macroscopico.


«Si possono anche costruire casi del tutto burleschi. Si rinchiuda un gatto in una scatola d'acciaio insieme alla seguente macchina infernale (che occorre proteggere dalla possibilità d'essere afferrata direttamente dal gatto): in un contatore Geiger si trova una minuscola porzione di sostanza radioattiva, così poca che nel corso di un'ora forse uno dei suoi atomi si disintegrerà, ma anche, in modo parimenti probabile, nessuno; se l'evento si verifica il contatore lo segnala e aziona un relais di un martelletto che rompe una fiala con del cianuro. Dopo avere lasciato indisturbato questo intero sistema per un'ora, si direbbe che il gatto è ancora vivo se nel frattempo nessun atomo si fosse disintegrato, mentre la prima disintegrazione atomica lo avrebbe avvelenato. La funzione Ψ dell'intero sistema porta ad affermare che in essa il gatto vivo e il gatto morto non sono degli stati puri, ma miscelati con uguale peso».


L'apparente paradosso nasce dal fatto che in meccanica quantistica non è possibile descrivere classicamente gli oggetti, ma è necessario ricorrere a una rappresentazione probabilistica per mostrare che una particella può collocarsi in diverse posizioni. Ad esempio, si descrive come se essa fosse contemporaneamente in tutte le posizioni che può assumere. A ogni posizione possibile corrisponde la probabilità che osservando la particella essa si trovi proprio in quella posizione. L'azione d’osservazione, tuttavia, modifica irrimediabilmente il sistema, poiché una volta osservata in una posizione, la particella assume definitivamente quella posizione (cioè ha probabilità di trovarsi lì) e quindi non si trova più in una “sovrapposizione di stati”. La perplessità espressa da Schrödinger risiede proprio nel fatto che la meccanica quantistica è apparentemente applicabile anche a un essere vivente, il quale può ritrovarsi in uno stato di correlazione quantistica “entanglement” con la singola particella. Le ricerche in ambito BioQuantico pertanto, si pongono di indagare se anche un oggetto macroscopico debba ubbidire alle leggi della meccanica quantistica, a prescindere dalla possibilità di verificarne gli effetti a livello sperimentale.


Alla luce di questa intuizione, si capisce immediatamente che l’interpretazione ortodossa della meccanica quantistica può essere considerata, dal punto di vista epistemologico, come il naturale proseguimento dell’atteggiamento meccanicistico della fisica classica newtoniana, il quale è appena modificato e revisionato, in chiave indeterministica, in modo da tener conto che la teoria fondamentale dei processi microscopici è di natura probabilistica e non deterministica. Tale concetto è espressamente sintetizzato con la famosissima frase di A. Einstein: «Dio non gioca a dadi con l’Universo». Sulla base dell’assunto che le proprietà dei sistemi fisici non possono essere considerate oggettivamente esistenti finché il sistema non è misurato, come sostiene Bohm, la visione ortodossa permette in sostanza di salvare la caratteristica essenziale della posizione meccanicistica: «Il presupposto che ogni qualità oggettiva e definibile del mondo sia descrivibile in base ad un insieme di leggi meramente quantitative che rientrano in un modello generale, fisico e matematico, assoluto e finale». In altre parole, il punto di vista meccanicistico dei sostenitori dell’interpretazione di Copenaghen comporta, come conseguenza, il presupposto che la varietà delle qualità fondamentali esistenti in natura sia limitata.


Per quanto riguarda la spiegazione dei processi subatomici, i problemi, le inconsistenze interne e i paradossi generati dall’interpretazione ortodossa della meccanica quantistica suggeriscono che forse il meccanicismo e il riduzionismo non rappresentano un’attendibile chiave di lettura per comprendere l’universo. Tali assunti dovrebbero necessariamente essere integrati all’interno di una visione più ampia, organica e generale, la quale appunto tenga conto dell’improprietà del concetto secondo cui i fenomeni diventano progressivamente più nitidi quando sono frazionati in parti più piccole e i sistemi sono totalità integrate, impossibili da capire attraverso l’analisi delle evidenze sperimentali. In altre parole, a livello ermeneutico, la realtà si presenterebbe piuttosto come una complessa rete d’inter-relazioni tra le varie parti di un tutto indiviso. Questo non significa che la concezione meccanicistica-riduzionistica di stampo cartesiano e galileiano debba essere completamente ripudiata, ma dimostra avere una validità di natura approssimativa e quindi dovrebbe essere collocata opportunamente nel grande mosaico dello scenario scientifico.


La visione quantistica ortodossa introduce, come concetto cruciale del mondo microscopico il “potenziale quantico”, un potenziale nato dal “vuoto” che non opera come i campi elettromagnetici classici la cui azione dipende dall’intensità e dalla distanza che agisce in maniera istantanea. Secondo questo modello, come sosteneva il fisico premio nobel Carlo Rubbia, ciascuna particella subatomica si comporta in pratica come una nave che arriva al porto grazie alla potenza dei suoi motori, sotto la guida di un radar che le indica la strada da seguire. I motori rappresentano il comportamento classico delle particelle nel mondo fisico che conosciamo, mentre il radar rappresenta l’azione del potenziale quantico. Questa forma di potenziale determina sulla particella un’azione non-locale, istantanea, in altre parole costituisce un canale d’informazione diretto, immediato sul sistema preso in considerazione di là dallo spazio-tempo. Soprattutto nei sistemi vitali è proprio il potenziale quantico a determinare la non-localitàdei processi microscopici: «Il potenziale quantico informa ogni particella dove andare, come se dietro alla realtà fenomenica spazio-temporale fatta di materia ed energia esistesse un piano nascosto che la guida e la unisce a tutte le altre particelle in un’unica simbiosi cosmica». In questa prospettiva, come sosteneva il famoso fisico Emilio Del Giudice, «il potenziale quantico implica insomma un’irriducibile e fondamentale interconnessione universale tra tutti gli oggetti materiali, ovvero tra tutte le molecole che compongono l’individuo biologico: un’ineludibile rete complessa d’interconnessioni non-locali nell’universo biologico». Per quanto riguarda le caratteristiche del potenziale quantico, secondo l’approccio BioQuantico, lo stesso può essere considerato come l’entità fondamentale che descrive non tanto la sostanza, quanto piuttosto la forma e le caratteristiche qualitative del mondo subatomico. Il potenziale quantico determina, di fatto, negli individui biologici un approccio “percettivo” ai sistemi microscopici, costituito d’immagini dinamiche modellate continuamente dai processi che caratterizzano questi sistemi e, perciò, da questo punto di vista, può essere interpretato, in qualche maniera, come la trasposizione dal mondo interiore alla visione olografica della realtà. Il potenziale quantico indica i processi sottostanti la coscienza sulla base dei fenomeni atomici, compatibilmente con la visione vitalistica, in cui la realtà è continuamente modellata e plasmata da processi sottostanti. Se c’è un’evoluzione apparente nell’universo, è «perché le differenti scale o dimensioni della realtà sono già implicite nella sua struttura». Bohm usa l’analogia del seme che è stato «istruito» per produrre una pianta vivente. La stessa cosa può essere detta riguardo a tutta la materia vivente. «La vita è avvolta nella totalità e, anche quando non è manifesta, è qualcosa d’implicito». L’holomovement è il fondamento sia per la vita sia per la materia.


Tuttavia a livello ontologico l’approccio BioQuantico sostiene che i parallelismi tra il potenziale quantico e alcuni aspetti della coscienza sembrano evidenti. Così, se esaminiamo l’espressione del potenziale quantico nell’esperimento della doppia fenditura, scopriamo che esso dipende da una parte, dalla larghezza delle fenditure, dalla loro distanza e dall’impulso della particella ovvero dalla natura contestuale, dall’altra, dalla coscienza dell’osservatore. Qui, il parallelismo con la concezione interconnessa della realtà continuamente plasmata da processi sottostanti all’interno di un tutto auto-organizzato è più che evidente. A ulteriore riprova di quest’esegesi, va menzionato che nel 1984 David Bohm e Basil Hiley hanno suggerito che il potenziale quantico può essere interpretato come una sorta di “potenziale d’informazione”: le particelle nel loro movimento sono guidate dal potenziale quantico proprio come la nave a pilota automatico può essere manovrata da onde radar di energia molto minore di quella della nave stessa. In conformità a questa interpretazione, i risultati dell’esperimento della doppia fenditura si chiariscono affermando che il potenziale quantico contiene un’informazione attiva e consapevole. La caratteristica del potenziale quantico di contenere un’informazione globale sui fenomeni quantistici, che può essere appunto definita come informazione attiva e contestuale. Il sistema sotto osservazione insieme al suo ambiente, dal punto di vista reale ci appare come un’immagine visiva dei processi quantistici con una prospettiva in cui i processi di trasformazione modellano gli sviluppi e sono caratterizzati da un canale intelligente “super cosciente”.


Compatibilmente con la visione BioQuantica, Bohm concepisce la coscienza come qualcosa di più delle informazioni e del cervello, in quanto sono un insieme d’informazioni che costituiscono la coscienza. Per Bohm la coscienza «coinvolge consapevolezza, attenzione, percezione, atto del capire, e forse qualcos’altro ancora». Inoltre Bohm mette in parallelo l’attività della coscienza con quella dell’Ordine Implicito in generale. In quest’accostamento, la coscienza può essere: «descritta in termini di una serie di momenti». Sostanzialmente «un momento genera quello seguente, nel quale il contesto che prima era implicato è ora esplicato». La coscienza diviene interscambio; un processo di feedback generato da un crescente accumulo d’intelligenza. La BioQuantica, come Bohm, considerano l’individuo umano: «Un’intrinseca caratteristica dell’universo, il quale senza sarebbe incompleto». Lo stesso è convinto che gli individui partecipano nell’interezza o “interchange” ed è questa compartecipazione che attribuisce sostanza alla manifestazione della forma. Grazie alla partecipazione umana, «l’Ordine Implicito sta migliorando la propria conoscenza».


A questo proposito, possiamo dire che, l’evoluzione dello stato di un sistema quantistico modifica l’informazione attiva globale, in quanto questa influisce a sua volta sullo stato del sistema biologico, ridisegnando la geometria non-locale dei processi della coscienza. Il comportamento degli elettroni infatti, dopo essere usciti dalle due fenditure, è continuamente plasmato dall’organizzazione non-locale intrinseca sottostante, prodotta dalla coscienza dell’osservatore. Come abbiamo visto prima, la realtà fisica si compone di diversi livelli di esistenza sovrapposti e strettamente interconnessi l’uno con l’altro. In questo circostanza, il soggetto cosciente, attraverso processi intenzionali consapevoli, determina un solo livello di realtà possibile. In base alle idee elaborate dalla BioQuantica, se le particelle subatomiche ci appaiono separate, è perché siamo capaci di vedere solo una porzione della realtà (cioè il foregroundo ordine esplicito). A un livello più profondo esse non sono “parti” separate bensì sfaccettature di un’unità più profonda e basilare. A questo livello più indistinto e primordiale (che è appunto il backgroundo ordine implicito), tutte le particelle subatomiche sono infinitamente collegate in un continuum spazio-temporale. Si è insomma condotti «a una nuova concezione di totalità indivisa che nega l’idea classica della possibilità di analizzare il mondo in parti esistenti in maniera separata e indipendente: la realtà fondamentale è l’inseparabile connessione quantistica di tutto l’universo e le parti che hanno un comportamento relativamente indipendente sono solo forme particolari e contingenti dentro questo tutto».


La visione BioQuantica sostiene perciò che tutti gli oggetti, le strutture e gli eventi che hanno luogo nella realtà che percepiamo, costituiscono parti relativamente autonome e stabili che derivano da un ordine implicito più profondo, il quale implica un processo di totalità indivisa. Ogni oggetto osservabile costituisce una particolare manifestazione di un processo di totalità indivisa che ha luogo nell’ordine implicito. La caratteristica qualitativa o se vogliamo, l’immagine visiva fondamentale che la BioQuantica introduce per spiegare questo concetto è quella dell’”ologramma. Secondo questa idea, ogni singola simmetria tra le parti di un oggetto e le parti della sua rilevazione non esiste. L’ologramma può essere considerato l’immagine visiva fondamentale che descrive l’ordine implicito, il quale determina il comportamento quantistico e, come tale, costituisce l’evoluzione delle immagini qualitative della coscienza. Per Bohm l’individuo è in totale contatto con l’Ordine Implicito che rappresenta l’intera umanità ed è il «centro che va oltre l’umanità». Sfruttando l’analogia della trasformazione dell’atomo in anelli concentrici di reazioni, Bohm crede che l’individuo possa impiegare l’energia e l’intelligenza interiore per trasformare l’intera umanità. In questa direzione la BioQuantica intende abbracciare una nuova pedagogia, capace di accendere il: «principio della coscienza dell’umanità».

Molti scienziati sono ancora propensi a credere che la coscienza umana sia il risultato di una lunga evoluzione in cui gli atomi semplici si sono raggruppati tra di loro in forme sempre più complesse, dalla singola cellula ai rettili, dalle scimmie all'Homo sapiens con i loro cervelli ricchi di corteccia. La teoria dell'ordine implicato sostiene, al contrario, che la coscienza non sia solo una proprietà degli animali superiori. La stessa è intessuta implicitamente in tutta la materia non soltanto biologica e, la materia a sua volta, è intessuta nella coscienza in un tutt’uno inestricabile. Nell'universo BioQuantico, materia e significato, forma e senso, energia e sensazione, s’influenzano continuamente a vicenda, allo stesso modo in cui la mente può influenzare il corpo e viceversa. Secondo il modello BioQuantico si potrebbe attuare un rivoluzionario cambiamento nella società, qualora anche pochi individui fossero capaci di realizzare questo spostamento di prospettiva. Secondo lo stesso modello, la coscienza è in uno stato di entanglement permanente, in quanto già interconnessa con tutte le altre coscienze.


Lo stesso Bohm scrive al riguardo: «Nell’ordine implicito la totalità dell’esistenza è avvolta in ciascuna regione dello spazio (e del tempo). Così, qualsiasi parte, elemento o aspetto noi possiamo estrarre, quest’ancora avvolge la totalità ed è perciò intrinsecamente legato alla totalità da cui esso è stato estratto, insomma la totalità avvolge ogni cosa dal principio». Nella filosofia di Bohm, si può pensare all’ordine implicito come a un ordine totale della realtà, dal quale soltanto un ordine esplicito emerge e si manifesta alla nostra coscienza con una certa approssimazione. Il modo in cui noi percepiamo gli oggetti dell’esperienza fisica, è determinato da leggi certe, date dalla totalità dei processi che hanno luogo nell’universo. Questo significa che coscienza e materia formano parti dello stesso processo indiviso. Si passa dunque da un olismo statico a un olismo dinamico e ontologico, il quale costituisce la manifestazione ultima di un processo totale e sconosciuto, corrispondente a una varietà di qualità illimitata.

In questo caso emerge un’immagine visiva che va di là dall’idea del processo globale stesso, poiché esso è variabile e, in qualche modo, trasmette l’informazione implicita permanentemente attraverso lo spazio e il tempo. Questa immagine dinamica, definita in sintesi da Bohm “olomovimento”, è espressa nel seguente modo: «Per generalizzare ed enfatizzare la totalità indivisa, diremo che ciò che ‘porta’ un ordine implicito è l’olomovimento, che è una totalità indivisa e non spezzata». (D. Bohm, Wholeness and the implicate order (Routledge, London) 1980, pp. 172 e 191).


L’olomovimento costituisce il fondamento della teoresi BioQuantica, secondo la quale, l’immagine visiva fondamentale, strettamente collegata all’immagine dell’ologramma, è intrinsecamente modellata dai processi di trasformazione, interconnessi con la coscienza dell’osservatore. Tuttavia, le forme che hanno luogo all’interno dell’olomovimento sono inseparabili e imprescindibili. Alcuni momenti specifici dell’olomovimento possono essere considerati come luce e particelle. Per questo, lo stesso non può essere relegato a una specifica struttura, né tanto meno può essere assimilato a un particolare ordine. In altre parole è indefinibile e non misurabile.


Nella visione BioQuantica, la realtà sostanziale corrisponde all’olomovimento di Bohm. Questo flusso d’infinite dimensioni che si compenetrano a vicenda come anelli, o meglio ancora campi toroidali, potrebbero essere a sua volta assimilati all’ordine implicito totale di Bohm. Gli ordini impliciti ed espliciti costituiscono insomma parti dello sconosciuto processo totale dell’olomovimento. Dietro l’introduzione dell’ordine implicito e dell’idea del processo totale costituito dall’olomovimento, c’era semplicemente l’intenzione di sviluppare nuove teorie fisiche, insieme con un appropriato formalismo matematico. Suddette teorie possono pilotare nuovi scenari riguardo al comportamento della materia e produrre nuovi risultati sperimentali. Una considerevole rielaborazione matematica è stata condotta per esplorare la struttura più profonda, non-locale, dello spazio-tempo. Questi tentativi sono diventati noti alla comunità dei fisici come “geometrie non-commutative”. A questo proposito, in un importante articolo del 1986 intitolato “Time, the Implicate order and Pre-space” Bohm scrive: «Il mio atteggiamento è che la matematica della teoria quantistica si occupa in primo luogo della struttura del background implicito e dell’ordine esplicito dello spazio e del tempo che emerge da esso, piuttosto che dei movimenti delle entità fisiche, come particelle e campi. (Questo è un tipo di estensione di ciò che è fatto in relatività generale, che tratta in primo luogo della geometria e solo secondariamente delle entità che sono descritte all’interno di questa geometria)». In quest’articolo è suggerita la prospettiva secondo la quale per trattare i fenomeni quantistici, le algebre geometriche costituiscono uno strumento appropriato rispetto all’ordinaria geometria differenziale.


Secondo l’approccio BioQuantico, il dominio quantistico deve essere considerato come una struttura o ordine che evolve nello spazio-tempo, ma lo spazio-tempo deve essere considerato un’astrazione di ordine più elevato che ha origine da un processo di struttura sostanziale che, rappresenta il fondamento della non-località quantistica. In BioQuantica, il processo deve essere considerato sostanziale, mentre lo spazio-tempo, i campi e la materia possono essere derivati da questo “processo primordiale”, sulla base dell’idea che il processo è rappresentato da elementi di un’algebra non commutativa (che si occupa dello studio delle strutture algebriche basate su anelli non necessariamente commutativi) e il processo di struttura che ne origina è definito dall’algebra stessa.


In sintesi, nella visione BioQuantica l’ordine implicito è una struttura di relazioni, una descrizione precisa del sistema sottostante dei processi quantistici, espressa matematicamente da un’algebra non commutativa. Tali processi non sono pensati come eventi che hanno luogo nello spazio-tempo, ma piuttosto sono proprietà dello spazio-tempo, ricavate da questo “pre-spazio” che potremmo assimilarlo alla coscienza indifferenziata. In connessione alle idee dell’ultimo Bohm, lo spazio-tempo è semplicemente una struttura a immagine, tipica olomovimento, in cui l’intero processo totale evolve. In tal modo, l’olomovimento o ordine implicito segue la sommatoria dei processi che hanno luogo in qualche pre-spazio astratto e le strutture che vediamo sono gli insiemi degli ordini espliciti proiettati dall’ordine implicito.


Sulla base dei modelli matematici dell’ordine implicito sviluppati da Hiley (collaboratore per un lungo periodo del fisico David Bohm), la geometria non-localeassociata al potenziale quantico assume un ruolo cruciale nel determinare la relazione matematica tra lo spazio in cui hanno luogo i fenomeni quantistici e il livello fondamentale sottostante. L’approccio proposto da Hiley implica che non c’è niente ad hoc o artificiale nel potenziale quantico di Bohm. Lo stesso collaboratore fornisce una prova matematica in ambito algebrico del fatto che la non-località deve essere considerata la via regia dei fenomeni atomici e subatomici. Compatibilmente con la visione BioQuantica: le caratteristiche dell’approccio di Bohm e del potenziale quantico derivano direttamente dalla geometria non commutativa sottostante all’ordine esplicito. In definitiva, le leggi della realtà emergono attraverso un’auto-organizzazione coscienziale collettiva, in cui il tutto è qualcosa di più della somma delle singole parti, dove le proprietà di un sistema non sono meramente riconducibili alle proprietà dei singoli costituenti.


In altre parole, la non-località dell’ordine implicito costituisce l’elemento determinante la natura collettiva delle leggi nei fenomeni quantistici, all’interno di un contesto in cui la qualità e la forma ne costituiscono gli elementi fondamentali. L’approccio ai processi subatomici delle qualità, della forma e delle immagini dinamiche proposto da David Bohm nella prospettiva dell’ordine implicito (con le immagini visive a esso associate dell’ologramma e dell’olomovimento) implica un’auto-organizzazione della coscienza attraverso i meccanismi della realtà che emergono dalle leggi alla base dei processi interdipendenti e interconnessi. Bohm crede che l’individuo può essere soddisfatto dopo il completamento della “neogenesi cosmica”: un «essere umano prende parte nel processo di questa totalità, egli è fondamentalmente cambiato nella reale attività, nella quale il suo scopo è di cambiare questa realtà, che è il contenuto della sua coscienza». Risulta essere veramente significativa la consonanza con la pedagogia BioQuantica nell’affermare che la coscienza collettiva è realmente una e indivisibile e, in ciascun essere umano ha la responsabilità di contribuire, attraverso le proprie scelte e la propria scala di valori, alla realizzazione di questa coscienza collettiva.


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